Mr Pio, Memorie di un bulldog inglese
Mister Pio:
una storia d’amore
senza la parola
“fine”.

Quando Emi mi ha proposto di scrivere un post su Pio, mi sono sentita tanto grata ma anche tanto spaventata. Perché a volte il cuore si anestetizza da solo, ed è doloroso “risvegliarlo”. E penso che chi ha perso un bulldog inglese (o una creatura amata), lo sappia. Continua a battere, sì, ma di un battito automatico, che desidera escludere dal “rullio” ritmico, il sentimento. Quel sentimento che vorrebbe pulsare di ricordi, di passioni, di amori. Ma quel tamburellare, per autodifesa, batte per istinto di sopravvivenza, accantonando una parte di vita, che sì, è stata meravigliosa, un soffio di aria pura, che pareva essere eterna, ma che, per cause di forza maggiore, è finita.

E così, il cuore pulsa nell’aridità di emozioni che credi perdute. Fino a che… fino a che tra quei battiti nasce un germoglio di memoria, che coraggioso si fa largo tra le arterie, scorrendo tra le vene, fluido, vitale, inarrestabile… E quando lo senti dentro di te, non puoi che fare il tifo per lui: “Vai! Non ti fermare! Scorri più che puoi e aiutami a ricordare!” E quando finalmente affluisce; respiri. Respiri di nuovo quell’aria che ti era stata tolta per autodifesa, ma che tu desideravi come ossigeno puro, come brezza fresca, come vita che ti era stata estirpata.

E quindi, ora prendo un bel respiro, per raccontare brevemente di noi.

La prima volta che ho visto un bulldog inglese è stato in tv, precisamente nel telefilm “Mac Gyver”, si chiamava Frog: rimasi folgorata. “Che cos’è mi dissi? Un folletto? Una creatura della fantasia? Possibile che sia vero?!”

Già da allora non lo percepii come un “cane”, ma come qualcosa di magico ai miei occhi.

E ho lottato per avere quella magia nella mia vita. E a un anno dalla morte della mia mamma, quando vivevo in una casa tutta mia, già lo immaginavo zampettare per le stanze, mentre canticchiavo delle stupide canzoncine, che portavano già il suo buffo nome: Mister Pio.

E così, arrivò quel piccolo folletto in carne e “ciccetta sballonzolante” a diffondere i suoi incantesimi nel mio cuore e alcuni anche sulle traversine sparse per casa...

Dal primo incontro con Pio è stato Amore.

L’allevatore mi mise in braccio suo fratello, ma le mie pupille rimasero bloccate su di lui, niente poté staccarle da quel meraviglioso timido esserino.

Io ero nata per lui, lui era nato per me, punto.

Non potevo spiegarlo, ma lo sentivo, lo sapevo. Per questo so che lo sarà per sempre. Che vita abbiamo avuto... Tante peripezie e tanti veterinari, a partire dai suoi tre mesi di età, fino al suo ultimo giorno a cinque anni e quattro mesi. Pochi direte, ed è vero… ma così intensi da rappresentare una vita intera.

Un amore che a dieci anni di distanza, a dieci anni in cui non ho più sentito la sua testa su di me, a dieci anni in cui un suo morso non ha più agguantato la mia mano per giocare, è ancora così forte e indelebile. A dieci anni in cui steso su quel divano e in quel silenzio, ha continuato a parlare al mio cuore, spingendomi a scrivere un libro intitolato “Mister Pio –Memorie di un bulldog”, in cui è proprio lui a “parlare”, e che spero possa arrivare a più persone possibili. Perché perfino quando non li vedi più, loro trovano il modo di comunicare con te e di spargere la loro magia nei cuori di chi vorrà riceverla.

Ah… i bulldog… che creature straordinarie:

così straordinariamente testardi, da oltrepassare perfino le barriere dell’al di là, per chi amano. E questo mi fa sorridere. Sogno il nostro incontro. C'è chi non ci crede ma io credo nell'impossibile, perché l'impossibile me lo ha fatto vedere proprio Pio. Attraverso i suoi occhi ho visto Dio, attraverso i suoi occhi ho imparato a vivere, soprattutto ad amare la vita e a credere davvero.

Perciò…Si può amare oltre il cielo?  Si può amare oltre la morte? Si può amare oltre all’incredulità di un mondo arido? Sì, si può amare. Me lo ha insegnato Pio con la sua voglia di vivere, che ancora adesso scorre nelle mie vene. Per questo so che storie come la mia, sono storie d’amore, senza la parola “fine”.

Grazie di cuore Emi per avermi voluto concedere questo spazio nel tuo blog, non ho voluto raccontare troppo del mio Pio, perché mi piacerebbe lo si scoprisse piano piano tra le pagine del libro, per chi lo vorrà sfogliare, e grazie a te che sei arrivato a leggere fino in fondo e a tutte le persone che sto conoscendo e che mi emozionano con le varie similitudini nei pensieri e nelle vicissitudini con i bulldog inglesi, dandomi la conferma che sì, son proprio creature magiche, che al posto delle bacchette, hanno dei buffi codini scodinzolanti e quattro zampe che possono insegnare a volare senza ali, oltre ciò che vediamo, per farci scorgere finalmente il vero senso della vita.

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