Da grande voglio fare il Bullinfermiere

Da grande voglio fare il Bullinfermiere

Etciù, Etciù… il termometro segna 39… tachipirina, spremuta d’arance, la nonna che vi chiama perché dice che con un bel brodino di gallina vi passa tutto. “Nonna non mangio carne da cinque anni” “Ecco vedi, per questo ti ammali e poi il brodo non devi mangiarlo, devi solo berlo”… Anche ironica la nonna.

Alzi la mano chi è passato indenne dalla maledetta influenza che quest’anno fa slittare i termometri nella hot zone delle classifiche degli “sfigati”, me la permettete una licenza anche se di poetico non ha nulla? Io la alzo e me ne dispiaccio anche tantissimo. Tre settimane fa la malefica ha colpito Stefano, mio marito. Mi sono prodigata con medicine, spremute, suffumigi e tutto ciò che desiderasse, a patto che quando entravo in camera si mettesse con anche la testa sotto le coperte e io potessi aprire la finestra. Gli lasciavo tutto sul comodino, compresa la boule dell’acqua calda con il maglioncino con il cuoricino rosso, poi chiudevo e scappavo per non essere contagiata. Ho anche fatto il “sacrificio” di dormire quattro notti sul divano con i bulli… che bellooooo altro che sacrificio. Insomma ne ero uscita vittoriosa. Poi è arrivato a trovarci uno dei nostri migliori amici che, come dico io, aveva la peste. Ho distribuito bicchierini dell’amaro colmi di acqua e goccine per la tosse… ma non mi sono salvata. Mi sono svegliata quattro giorni fa in compagnia di un febbrone a 39. Non sono proprio riuscita ad uscire dal letto e quindi il mio santo marito mi ha restituito il favore di prendersi cura di me. E i bulli? I bulli erano nervosissimi perché non mi vedevano uscire dalla camera da letto e piantonavano a turno il cancelletto montato all’ingresso della nostra camera da letto come le guardie di Guantanamo. Poiché non davo nessun cenno e nonostante avessero ricevuto comunque la pappa, hanno cominciato a litigare davanti al cancelletto perché questa cosa di non vedermi comparire a fare coccole e vocine sceme come tutte le mattine a loro non stava bene. A quel punto, contro ogni regola, perché per i cani A deve sempre essere uguale ad A, ma niente in quella mattina era uguale ad A per loro, li abbiamo fatti entrare in camera e salire sul letto, cosa normalmente vietata. Teodora in un balzo era sul letto seduta accanto a me con il muso schiacciato sulla mia faccia come per manifestarmi la sua massima preoccupazione. Aldo, che non riesce a saltare sul letto così agevolmente, si è arrampicato sul cestone delle lenzuola che abbiamo di fronte al letto e poi è riuscito a salire e una volta arrivato mi ha riempita di baci. Poi ha capito che non stavo bene e quindi si è subito sdraiato accanto a me a dormire. Teodora sarà rimasta almeno un’ora e mezza seduta a guardarmi. Poi dicono “è solo un cane”. Non si sono mossi dal letto per 24 ore, sono scesi giusto per le pappe e i bisognini, per poi correre di nuovo a farmi da bullinfermieri. Dopo un paio di giorni stavo meglio e quindi loro percepivano che mi tornasse il buon umore. Aldo ha cominciato fare capriole come un matto sul letto, tanto da arrivare a fare un capitombolo di schiena che mi ha fatto prendere un infarto, grazie al cielo solo una bella botta passata con un po’ di arnica. Teodora ha ricominciato a richiedere coccole invece di dispensarne lei a me. I bulldog sono cani speciali: stare accanto a noi è la cosa che li rende più felici, anche se magari per un paio di giorni questo significa saltare giochi e passeggiate quotidiane. Da stasera ciascuno torna nel proprio letto e da domani torniamo a passeggio. Ma con i bulldog inglesi, in realtà, è un privilegio anche essere ammalati. E i vostri vogliono fare i bullinfermieri?

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