Bulldog inglese: storia di un'amicizia speciale
Oggi è la giornata mondiale dell’amicizia. Io credo di essere davvero fortunata, perché tra centinaia di conoscenti, ho davvero un numero importante di amici veri, quelli che banalmente si definiscono con la A maiuscola, ma che io credo meritino anche tutte le altre lettere maiuscole. Fra queste oggi, in questa giornata speciale, voglio raccontarvi di una mia amica davvero speciale: Fabrizia.

Cinque anni e mezzo fa io non la conoscevo. Mi chiamò un’amica comune dicendomi “c’è una ragazza che si trova nei pressi di casa tua e ha un pensierino per la Sole”. Sole, per chi non lo sapesse, era la mia prima bulldog inglese, la cagnolina che mi ha fatto perdere completamente la testa per questa razza di cani tanto delicata e forte allo stesso tempo, che quando provi un bulldog inglese poi non puoi più farne a meno. Fu così che arrivò in casa mia un ciclone con un’infinità di riccioli, esito di una fresca permanente afro, a contornare un viso che esprimeva gioia allo stato puro. Era abbracciata ad un cuscinone per Sole. Scoprii che la passione per i bulli ci accomunava. Lei aveva tre bulldog inglesi all’epoca, fra i quali c’era, e ancora c’è, Blackout, cieco e idrocefalo, un amore di bulldog che, nonostante allevatori e medici lo dessero per spacciato entro l’anno, ha sei anni belli suonati e vive e si nutre dell’amore infinito di Fabrizia. La nostra è un’amicizia a distanza, ci separano 400 km, ma io ho davvero imparato che quello che sembra un luogo comune, quando c’è affetto reale, corrisponda a realtà “i cuori che si amano non conoscono distanze”. Lei mi ha dimostrato un amore così puro per il quale le sarò riconoscente a vita. Sole era gravemente malata di una malattia degenerativa che, per quanto fossimo riusciti a lungo a contenere, la avrebbe portata via da me da lì a poco. Per il mio quarantesimo compleanno mi arrivò a casa un’azalea, quelle che si acquistano facendo una donazione per la ricerca sul cancro e poi mi arrivò una foto. Uno scricciolino di bulldog inglese in braccio a lei “ecco il tuo regalo”.

Mi prese un colpo quando la vidi, ovviamente me ne innamorai all’istante ma, istintivamente, pensai che non avrei mai potuto accettare perché Sole, che aveva lottato con denti e unghie per restare con me, perché io avevo bisogno di lei, se ne sarebbe andata serenamente, sapendo che avrei avuto chi si sarebbe preso cura del mio cuore dopo la sua dipartita. Fabrizia capì il motivo per il quale non avrei potuto accettare quella meravigliosa cucciola e mi disse “non ti preoccupare, Teodora resterà con me finchè non ti sentirai di prenderla e, se non te la sentirai mai, avrai sempre una tua bulldog qui a casa mia”. Lei aveva già pensato a tutto. “Bello” penserete, ma sapete quando mi fece trovare Teodora? A cinque giorni dalla morte di Sole Fabrizia doveva subire un intervento chirurgico. Io la raggiunsi per poterla assistere e lei mi aspettava nel cortile dell’ospedale, con la cucciola in braccio perché voleva che io tornassi a sorridere. Fu un’emozione incredibile. Teodora che, appena la presi in braccio, piangeva facendo quel mumu mumu mumu che oggi mi è tanto familiare e che mi fece sentire come entrambe avessimo bisogno dell’affetto dell’altra. Riuscii a resistere al richiamo del bulldog per un mese ancora, poi decisi con mio marito Stefano di andare a prendere Teodora, perché, come ho scritto nel mio libro “Sole”, solo un bulldog può curare un cuore che soffre per un bulldog. Fabrizia ha Carla, la sorella di Teodora e questo è un legame che ci rende ancora più famiglia. Fabrizia avrà la mia riconoscenza a vita, mi ha restituito il sorriso e la voglia di inseguire i miei sogni. Grazie sorella di cuore. Adesso sono io che faccio il tifo perché la vita torni a sorridere anche a te. E allora buona festa dell’amicizia a tutti. Auguro a tutti voi di avere nella vostra vita persone meravigliose.

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