Umanizzare i cani. Che lavoro fai?

Oggi scrivo un articolo che non era in programma, ma ne sento fortemente la necessità.

Quante volte vi capita di conoscere qualcuno e, dopo le presentazioni di rito, di sentirvi chiedere che lavoro facciate?

Spessissimo, no? A volte invidio mio marito che può rispondere semplicemente “l’avvocato” e la gente annuisce quasi compiaciuta.

Poi è il mio turno e quando dici alle persone che hai un e-commerce e che disegni e produci una linea di abbigliamento e accessori per bulldog inglesi e bouledogue francesi e che lavori molto con i social, ti guardano, ci pensano un attimo (perché alcuni ignorano cosa siano i bulldog…), ti fanno un sorrisino e ti rispondono “ah, bello. Sì, ma nella vita vera cosa fai?”

A parte i miei pensieri “faccio questo nella vita, cretina”, che, capirete anche voi, per ovvi motivi non posso esprimere perché io il senso di decenza che queste persone con me non hanno, riesco ancora a mantenerlo, ma spesso devi quasi giustificarti perché lavori con e per i cani.

Con alcuni riesco a spiegare la mia storia, ossia che ho lavorato per quasi vent’anni per grandi brand nazionali e internazionali e quando sentono Ferragamo, Jimmy Choo, Burberry, Prada e Gucci si illuminano come lampadine attaccate alla corrente e poi spiego che ho, oltre alla moda, una passione infinita per i bulldog e che quindi, poiché non esisteva sul mercato un brand che prevedesse delle taglie specifiche per loro in pret à porter e degli accessori studiati sulle loro peculiarità, ho unito le mie due passioni e ho fondato Bullfit Fashion: bull-fit il perfetto fitting per il bulldog.

L’idea è venuta da slim fit… ma di slim i bulli hanno ben poco e quindi bullfit mi è sembrato perfetto.

Alcuni a questo punto credono che sia un genio, altri vedono in me e nei miei clienti la follia dell’umanizzazione dei cani.

Qui devo fare due minuti di pausa altrimenti rischio di scrivere un poema che Omero scansati.

Decidere di fare due lavori insieme, ad un certo punto erano anche tre se consideriamo anche il dietro le quinte di oltre un anno di preparazione prima di mettere online la collezione numero zero di Bullfit Fashion, non è semplice. Decidere di lasciare un lavoro remunerativo per portare avanti con tutto l’impegno necessario quella che è a tutti gli effetti la tua azienda, seppur piccola, seppur imperfetta e con costi a volte ancora eccessivi rispetto ai ricavi, ma frutto della tua testa, dei tuoi sogni e della tua volontà di farcela, perché ci credi non è facile. Bisogna continuare a studiare, continuare ad informarsi, continuare ad aver “fame” di sapere per poter dare il meglio possibile a chi ha scelto di darti fiducia e diventare tuo cliente.

“A ma tu sei sempre su instagram”.

E dove dovrei stare? Chi ha un negozio fisico la mattina alza la serranda del suo negozio e mostra la vetrina. Io ho uno shop online e ogni mattina, per tutto il giorno, tutti i giorni della settimana, anche la domenica, alzo la mia serranda. Mostro a chi mi segue e ai miei clienti come vivo, come gestisco i miei bulldog, come lavoro e da dove viene la mia passione e la mia competenza. Condivido la mia esperienza di vita con i bulldog con la mia community, rispondo ogni giorno ad un numero importante di messaggi in direct (i DM: “messaggi privati” per chi mastica meno il linguaggio dei social) con richieste di consigli non solo attinenti ai miei prodotti, ma anche a strutture veterinarie a cui rivolgersi, a problemi comportamentali, a come si faccia a tenere la casa pulita nonostante la presenza dei cani a dove andare in vacanza con i bulli e a come farli viaggiare in maniera comoda e sicura, a cosa mangino nello specifico Aldo e Teodora perché comporre le loro ciotole organizzando cibi sani in colori magari piacevoli mi viene naturale, organizzo dirette con veterinari e specialisti della razza, nutrizionisti, neurologi, educatori, dedicando il mio tempo a ciò in cui credo: dare una vita serena e più sana possibile ai bulldog.

Ogni prodotto viene disegnato, campionato e “testato” su Teodora e Aldo, i miei bulldog, in modo da poter escludere ogni difetto e rendere ogni capo e ogni accessorio il più funzionale possibile.

Cerco solo tessuti e materiali anallergici per evitare che la pelle delicatissima dei bulldog possa sviluppare qualsiasi tipo di dermatite, bestia nera dei bulldog e propongo solo prodotti naturali per la loro cura e igiene quotidiana.

La mattina mi alzo presto, ma molto spesso sono già sveglia da più di un’ora perché la mia testa è sempre affollata di pensieri e, nonostante una pianificazione quasi maniacale di tutto, ho sempre gli imprevisti da gestire e poi penso alle spese da affrontare e a come gestire tutto al meglio. Ah, ma io sono quella che fa le cose per i cani e “che lavoro faccio nella vita reale?” Per non parlare dei corsi che si devono fare costantemente e delle consulenze con specialisti che si fanno pagare profumatamente perché si possa restare sempre al passo con i social che si evolvono con la velocità della luce o comunque con una velocità importante per una di quasi 47 anni che fino a una decina di anni fa sapeva che per accendere il computer bisognava accendere il tasto power… e ho detto tutto.

Fare questo lavoro ti coinvolge a 360 gradi.

Prima avevo delle persone che mi aiutavano, poi la vita ti porta a prendere delle decisioni e, anche se sono in affanno e desidero tanto un aiuto, al momento sono da sola: stilista, scelta tessuti, responsabile di campionatura e produzione, ufficio acquisti, pagamento fatture (poi almeno ai conti ci pensa Giacomo, il mio commercialista), pianificazione calendario e piano editoriale, elaborazione materiale fotografico, caricamento prodotti e schede tecniche sul sito, gestione ordini e spedizioni, ricerca nuovi fornitori, visite a fiere del settore per cercare le novità più interessanti, organizzazione sfilate ed eventi, consulenza ai clienti ad ogni ora perché possano scegliere la taglia e il modello più adatto al proprio bulldog, ma anche spesso confidenze che i follower mi fanno e, seppur in modo virtuale, si impara a conoscersi e si diventa amici.

Certo, l’ho voluto io:

ma è un lavoro a tutti gli effetti e io vengo da esperienze pluriennali in grandi aziende internazionali e seppur macchina piccola, Bullfit per funzionare ha bisogno di tutti i tasselli che compongono la macchina grande.

Oggi mi trovavo a parlare anche con la mia amica Giulia, lei ha avuto l’idea geniale, venendo anche lei dal mondo della moda ed amando infinitamente i cani, di inventarsi il lavoro di Fashion Blogger dei cani, la Ferragni del mondo cinofilo in pratica. Ha un seguito pazzesco, ha contatti con tutti i brand, le location e le persone che ruotano attorno al mondo dei cani. Ogni giorno riceve anche lei un numero elevatissimo di richieste di consigli su dove andare con il proprio cane, dove poter mangiare portando il cane con sé, molti brand le regalano articoli di ogni genere per avere delle stories in cambio. Ora ha scritto un libro in crowdfunding, pratica che prevede che la pubblicazione del libro avvenga successivamente alla vendita di un certo numero di copie e che le persone lo ricevano dopo qualche mese dall’acquisto. Si tratta di una spesa di 12,00€, ma ancora pochissime persone, rispetto al numero elevato di followers che ogni giorno seguono le sue storie e i suoi consigli, le riconoscono un valore davvero quasi simbolico di soli 12€ per avere il suo libro che raccoglie la sua esperienza e un sacco di consigli che chi ha un cane non dovrebbe perdersi.

Perché faccio questo esempio?

Perché il nostro è un mondo che viene ancora visto come borderline fra la vita reale e la vita dei social. Ma noi svolgiamo un lavoro che è totalmente reale, diamo un prodotto o un servizio, oltre ad un numero importante di consigli totalmente gratuiti, che dovrebbero invece essere riconosciuti.

Poi invece ci sono molti influencer, non tutti sia chiaro, che litigano ancora a trent’anni suonati con il congiuntivo e le “acche” quando la “a” è verbo e non preposizione che sono strapagati per parlare di prodotti di cui spesso non sanno nemmeno pronunciare il nome correttamente.

Tutto sta negli occhi di chi guarda e in ciò che vuole vedere.

Io vorrei davvero sdoganare tanti luoghi comuni. Oggi ho il dente avvelenato perché sono stata accusata di rendere ridicole e di umanizzare le bulldog inglesi e le bouledogue francesi proponendo delle mutandine per il calore con delle speciali bretelle che evitano che le nostre adorabili ciccione se le sfilino, rischiando di imbrattare tutta casa, cucce, divani e letti compresi.

Un prodotto come queste mutandine è frutto di anni di esperienza ed esasperazione quando avevo una bulla non sterilizzata che riusciva a togliersi la qualunque, anche quando mettevo tre giri di nastro adesivo da pacchi sui pannolini da bambino per evitare che macchiasse tutta casa… eppure la trovavo sempre senza protezione.

Sono stata accusata di togliere l’identità al cane e di umanizzarlo.

Invece sono mutandine su cui ho lavorato molto, grazie anche all’esperienza che avevo ormai fatto con Sole e sono mutandine concepite per le razze brachicefale, che rischiano il colpo di calore anche solo per l’agitazione che lo scombussolamento ormonale può provocare loro. Sono infatti dotate di una membrana refrigerante che può aiutare le bulle che vanno in iperventilazione a calmarsi e quindi a non rischiare il colpo di calore che può essere fatale.

Mi chiedo davvero dove si manchi di rispetto con un prodotto così? Non è un tutù di tulle con ballerine coordinate!

Considerato il rispetto totale che ho per i bulldog e per tutti i cani in genere, mi ha davvero indispettito questo commento e tutta la filippica che vi siete sorbiti fino ad ora può essere riassunta con una semplice frase: dietro ogni cosa c’è la creatività, lo studio, il tempo e la competenza di una persona.

Potete non gradire o non essere d’accordo con tutto, ma mettetevi sempre dall’altra parte e pensate se fosse il frutto della vostra di testa che viene criticato superficialmente, senza che chi vi giudica provi a capire le vostre intenzioni o non riconosca un valore anche economico al vostro prodotto, alla vostra creatività e metta anche in dubbio i vostri valori, come vi sentireste? Vi rispondo io: frustrati.

Ma io sono sicura della bontà del mio progetto, la stessa cosa penso di quello di Giulia di @dogfashionblogger (vi invito a seguirla se non la conosceste ancora) e non saranno certo critiche superficiali a fermare l’onda della nostra creatività. E se mi hai letta fino qui, grazie! A volte fa bene anche sfogarsi.

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