#IORESTOACASA MA NON HO CAPITO PERCHE': PENSIERI DI UNA BULLDOG INGLESE
Ero
una bullina
che lavorava
io!

Prima uscivo ogni giorno. La mia bullmamma la mattina era tutta di corsa ad “organizzare” me e mio fratello Aldo, come dice lei. La pappa, gli integratori, il maglioncino, la felpa o il piumino se fa freddo, l’impermeabile se piove e poi, Aldo restava a casa ad aspettarci, io invece andavo a lavorare con la mamma. “Andiamo teodora”.

E via in macchina, dal confezionista che mi regalava i palloni e se non me li regalava lui, me li prendevo da e li bucavo e poi sentivo lui che diceva alla mamma “prima o poi te li metto in fattura”, lei sorrideva imbarazzata, forse perché ero brava a fare tutto da sola e li bucavo davvero in pochissimo tempo, oppure andavamo dal produttore dei cuscinoni dove adoro correre nello showroom e poi sdraiarmi sui prototipi dei nuovi prodotti.

Ero una bullina che lavorava io.

Poi da un giorno all’altro ho cominciato sentire tanto silenzio da casa mia e due volte al giorno un altoparlante che dice qualcosa che non capisco, ma la mia mamma era spesso triste, a volte piangeva dopo aver sentito l’altoparlante. So solo che da allora la sento spesso dire “asctag io resto a casa” ma adesso aggiunge anche “asctag io resto a casa ma mi sono rotta.

Io vorrei andare al parco dato che lei “si è rotta”, ma non ci possiamo andare dice, perché c’è il decreto. Non credo che prima una bulldog inglese sapesse cosa fosse un decreto. Ora lo sappiamo tutti, anche il mio amico Theo della zia Susanna che è un bullo sordo! Il decreto è quella cosa per cui devi fare la pipì sulle traversine e i tuoi bullgenitori devono giocare all'allegro chirurgo con mascherina e guanti, rigorosamente in casa, altrimenti vanno all'ospedale dove il chirurgo non è particolarmente allegro.

Passo molto tempo al sole sulla conchiglia a dormire e ad ascoltare qualche cane che abbaia dalle case vicine, a volte faccio qualche giù dalle scale per andare dai vicini nel nostro cortile a rubare i palloni che io so tengono dietro il cancelletto in cima alle scale.

Mi manca molto andare al parco, anche se poi quando incontro altri cani che non mi piacciono tanto sto seduta come la bella statuina, ma stare a casa con sia la mamma che il papà mi sembra una cosa bellissima.

Ci svegliamo tutti insieme, facciamo colazione tutti insieme, poi io e Aldo dobbiamo andare in camera da letto dietro le sbarre (leggi il cancelletto) perché mamma e papà passano il dyson, cambiano le copertine del divano e puliscono i pavimenti e il terrazzo così poi noi possiamo sdraiarci sempre nel pulito. Poi mamma si mette a lavorare in studio e papino in soggiorno, poi pranziamo insieme sul terrazzo sotto l'ombrellone e giochiamo tantissimo.

Il pomeriggio, dopo pranzo io e Aldo facciamo la pennichella sul divano con papino, oppure se la mamma si mette a leggere un po’ nella conchiglia sul terrazzo, vado a prendere il sole con lei.

Papino suona il sax oppure fa ginnastica quando finisce di lavorare. Io lo aiuto a dare cazzotti al sacco, ma dato che è appeso troppo in alto do cazzotti alle sue gambe che ormai sono piene di lividi e sono anche stata bravissima una volta perché ho azzannato uno di quei guantoni giganti che gli imprigionano le mani e che deve togliersi tirando la linguetta con i denti.

Quando la mamma fa ginnastica posturale io mi metto accanto a lei e Aldo invece le morde i gomiti perché è un po’ tonto e crede si senta male… fortuna che non fa quasi mai ginnastica perché altrimenti mio fratello andrebbe continuamente in apprensione.

La sera ceniamo e poi restiamo tutti insieme a fare “la maratona su Netflix“: io ero tutta contenta all'inizio che si andasse a correre, invece è una maratona dove si sta fermi come i cuscini dei divani eppure si sentono tanti posti Nairobi, Tokyo, Denver, Mosca (leggi La casa di carta)… ma siamo sempre a casa. Aldo invece pensa che la maratona immobili sul divano sia proprio la sua preferita.

Poi andiamo a letto, sempre noi 4, a volte ci addormentiamo sul divano e andiamo a letto alle 6 del mattino, anche se prima io esco sui tetti con la mamma che è in fissa per fotografare l’alba.

A me questa quarantena, se non fosse che al parco non posso andare, piace molto perché mi godo tantissimo i miei bullgenitori.

Quando tornerà tutto come prima non so se a me e ad Aldo piacerà ancora stare da soli a casa anche se solo per qualche ora.

Emi: io credi di avere dei cani davvero saggi. Nei momenti di sconforto, che non sono mancati in questo periodo che ormai è davvero lungo, ho spesso preso esempio da loro che fanno di ogni situazione un’opportunità: in questo caso hanno consolidato il rapporto con noi e fra di loro. Si alternano in un equilibrio perfetto di vita in comune con tutti e di momenti ritagliati per se stessi, chi al sole in terrazza, che su un cuscinone all’ombra, chi a masticare un giochino, chi a far da vedetta sul Belvedere.

Non vedo l’ora di uscire e rivedere i miei e miei amici, ma questa esperienza ci ha resi tutti più forti, più consapevoli del valore supremo del tempo e della libertà.

Il mio pensiero va a chi non ce l’ha fatta.

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