e' Natale, per la quarantottesima volta

E' Natale! Un’altra volta, da 48 anni.

Del natale di quando ero piccola ricordo la magia. Restavo incantata a guardare l’acqua che scorreva nei rettangolini di vetro all’interno delle mezze palline dell’albero che faceva mia mamma. Ogni tanto si incantavano anche loro e mi ricordo che bastava dare un colpetto con due dita al rettangolino e l’acqua tornava a fluire. Ero quasi più rapita da quelle palline che dai babbo natale di cioccolato che la mamma attaccava qua e là sui rami. Poi qualcuno lo rubavo sempre eh, facendo scivolare fuori il cioccolato dall’apertura sul retro e rimettendolo, tutto storto, al suo posto, sperando che nessuno se ne accorgesse. E poi la mattina di Natale non riuscivo ad aspettare oltre le 6.30/7.00 (per la gioia di mia mamma e di mio papà, che, come tutti i giovani – e loro erano davvero giovani quando ero piccola – amavano dormire almeno nei giorni di festa), andavo a guardare sotto l’albero e sì: Babbo Natale era passato! E allora andavo a svegliarli urlando “è arrivato Babbo Natale, è arrivato Babbo Natale”.

Non ho figli e quindi non ho mai vissuto l’emozione di preparare i bambini all’arrivo di Babbo Natale, tranne otto anni fa, quando c’era la mia amica Fabrizia con sua figlia qui a festeggiare il Natale da noi. La bimba aveva scritto la letterina per Babbo Natale specificando che la sua consegna dovesse avvenire in un’altra casa, non nella solita dove la aveva trovata per i sette anni precedenti. Ricordo le carote per le renne, il latte e i biscotti per Babbo Natale. Ricordo anche Teodora, la mia bulldog inglese che fabrizia mi aveva donato qualche mese prima per farmi tornare a sorridere dopo che avevo perso la mia adorata Sole, che rubava le carote delle renne e sua sorella Carletta che faceva gli attentati ai biscotti.

Nonostante le mille attenzioni: Rosanna si svegliò mentre posizionavamo sotto l’albero ciò che babbo Natale le aveva lasciato… e allora lancia le carote sotto al divano. E Stefano che vede il latte, vuoi che non bere un bel bicchiere di latte gelato del frigo nel cuore nella notte dopo aver mangiato e bevuto che la pancia quasi scoppia? E Carletta ha avuto i biscotti dai quali fino a poco prima tentavamo di allontanarla. Tantissime risate, Rosanna felicissima e noi più di lei. Un po’ meno quando la mattina di Natale la sentii esordire con uno “zia, ma perché le renne hanno lasciato le carote sotto al divano?”…

Ecco, quella magia l’ho vissuta nuovamente quando è arrivato Aldo, il bulldog inglese bruciato e il più figo della stratosfera.

Lui, martoriato nel corpo e nell’anima, con quelle enormi cicatrici ancora aperte e il suo paralume (leggi collare Elisabetta), in stallo a casa nostra, scelse di mettersi a riposare proprio sotto l’albero di Natale e l’amore che ho sentito in quel momento non lo dimenticherò mail.

La nostalgia ormai è la sensazione che vivo più frequentemente nel periodo natalizio.

Ho pezzi di cuore sparsi ovunque ed è impossibile metterli tutti insieme. Ma il Natale trova sempre il modo di essere magico.

Quest’anno mi ha portato Martino, un cerottino del cuore pienissimo di colla, proprio di Attack mi verrebbe da dire. Mi sento spesso dire che sono coraggiosa perché ho adottato un bulldog di 8 anni. Io continuo a chiedermi se serva coraggio per farsi amare e amare a propria volta. Forse sì, ma a me non manca e la sofferenza è lo scotto che si paga per tutto ciò in cui si crede e che, purtroppo, ha per forza una fine. Ma per me il privilegio che vivo nell’amore di esseri che sono stati maltrattati o hanno vissuto nell’oblio come se fossero trasparenti è un dono speciale.

Mi manca Aldo, mi sembra ancora impossibile che tutta la sua dolcezza non sia più lì sui suoi adorati cuscinoni o in bagno, dove adorava stare. Ma cercherò la magia anche adesso che ho un’età in cui babbo Natale so chi sia o chi non sia…

La mia amica Fabrizia, che ora è in cielo con Aldo, faceva una cosa bellissima a casa sua per Natale quando stava ancora bene: invitava tutte le persone del suo paese che erano sole a festeggiare e creava una tavola piena di sorrisi e con il vero spirito del Natale.

Forse dovremmo imparare a guardare un po’ di più a quello che abbiamo, invece di perdere tempo ed energie a correr dietro a ciò che ci manca.

Buon Natale Emi

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